martedì 1 gennaio 2008

CARTE PRIVATE DI UNA FEMMINISTA, di Latifa al-Zayyat

Un'autobiografia: come preannuncia il titolo dell'opera, l'autrice narra essenzialmente di sé e, in secondo luogo, delle persone care, o che lo sono state per un qualche periodo. Ma la cosa più affascinante del racconto è l'intreccio fra la vita di Latifa al-Zayyat (1923-1996) e la vita dell'Egitto del Novecento, attraverso una storia che richiama quella dei grandi pensatori laici che dalla seconda metà dell'Ottocento hanno animato i numerosi fermenti riformatori delle sponde non europee del Mediterraneo, trovando spesso prestigio e fama nei propri paesi, ma altrettanto spesso regimi autoritari che hanno fatto loro conoscere il carcere.

"Mi sembrava di rendere l'ultimo omaggio non a un uomo ma a tutta un'epoca: quella degli intellettuali laici che osavano mettere in dubbio tutto, che avevano messo in pratica quel che predicavano e avevano messo la libertà di pensiero al di sopra di ogni sorta d'oppressione. Lo sconforto ebbe la meglio su di me e mi sentii tormentata da un senso di fine. [...] Fui scossa da quella sensazione di fine e dal modo in cui l'inno Biladi, biladi, Paese mio, paese mio, si era trasformato in bocca agli studenti in la ilaha illa allah, non c'è dio all'infuori di Dio".

Scrittura introspettiva ma mai ripiegata solo su sé stessa, questo insieme di "carte" scritto nell'arco di più di un trentennio racconta l'esperienza di un'intellettuale poco conosciuta in Italia, che ha visto per due volte il carcere e che per due volte si è sposata, divisa a lungo fra il suo essere donna e il suo essere attivista, tra il suo secondo matrimonio e la leggenda da lei impersonata, risalente agli anni '40 e al suo ruolo di leader del movimento studentesco.

"Dal carcere di Hadra uscì dopo sei mesi buoni di isolamento, con solo metà delle sue facoltà umane e, quasi morta, dovette passare da un estremo all'altro, mentre la donna in lei cercava di vendicarsi per essere stata così a lungo negata perché gli opposti si conciliassero, affinché emergesse l'essere completo, una persona tanto estremamente individuale quanto intensamente impegnata sul piano sociale".


Carte private di una femminista, di Latifa al-Zayyat, ed. Jouvence, Assisi 1996

2 commenti:

Unknown ha detto...

Una recensione eh?

Cisco ha detto...

Beh, non l'ho scelta a caso: non si trova praticamente nulla sull'autrice e sull'opera, quindi non corro il rischio di confronti con altri recensori... :D
A parte le battute autodenigranti, è in effetti un libro con dei risvolti affascinanti, e un'autrice in gran parte da scoprire...

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