lunedì 28 gennaio 2008

Shomér ma mi-llailah?

- La notte, udite, sta per finire,
ma il giorno ancora non è arrivato
sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato.
Ma io veglio sempre, perciò insistete,
voi lo potete: ridomandate!
Tornate ancora se lo volete, non vi stancate!
Cadranno i secoli, gli dèi e le dee,
cadranno torri, cadranno regni
e resteranno di uomini e idee polvere e segni.
Ma ora capisco il mio non capire,
che una risposta non ci sarà
che la risposta sull'avvenire
è in una voce che chiederà:
- Shomér ma mi-llailah?
Shomér ma mi-lell?
Shomér ma mi-llailah, ma mi-lell?


Da due commenti di Guccini:

"Un verso di Isaia (capitolo 21, versetti 11 e 12), shomér ma mi-llailah è alla base della canzone omonima. Il verso è misterioso. Significa: "Sentinella, a quanto della notte, a che punto è la notte?" Isaia, uno di quei profeti che minacciano in continuazione e lanciano fuoco e fiamme, all'improvviso si lascia andare in questo verso bellissimo e altamente poetico, di grande speranza. La sentinella risponde: "La notte sta per finire ma l'alba non è ancora arrivata. Tornate, domandate, insistete"."

"C'è sempre stata, pudica, sottile, nelle mie canzoni, una domanda sull'infinito, sul senso ultimo delle cose. Ma da agnostico, da vago panteista e spiritualista quale sono, da uomo che non crede nell'esistenza dell'anima ma forse coglie un fondo di infinitezza, di immortalità nel nostro destino, mi fermo alla domanda, all'interrogativo. L'importante è, però, che questa domanda non cessi mai, perché è uno dei sintomi preziosi della nostra vitalità come uomini."

E' bello, dopo anni che si ascoltano le canzoni di un artista, riuscire ancora a stupirsi di quanto si riesca a ritrovarsi in ciò che dice, in ciò che racconta e scrive.

domenica 20 gennaio 2008

La sapienza del papa

Attenzione! Udite, udite!
Questo papa de' parlare,
de' parlare alla Sapienza,
ma Sapienza dice “No”.

E da tutti son sentite
le risposte dall'altare
che richiedon penitenza
per i partigian del “No”.

Fa l'altare: «O venite
tutti insieme ad ingiuriare
i malnati e lor vertenza,
ché ci han detto ingiusto “No”».

Frasi ancora non capite,
ma son fatte già le gare,
fra politica e obbedienza,
a chi insulta prima il “No”.

E anche chi è assai poco mite
nei riguardi dell'altare
rutta contro la valenza
del discusso detto “No”:

«Così vengono colpite
le idee laiche, questo appare!
Si poteva fare senza:
autogol è il vostro “No”».

Certo è vero quel che dite
ma la storia è un'altra, pare.
È del papa la volenza
che sol lui possa dir “No”.

E così, udite udite,
fu lui solo a rinunciare
a parlare alla Sapienza
a chi sa anche dir di “No”.


venerdì 11 gennaio 2008

Libertà di degradarsi

Da www.masternewmedia.org.


Interessante... Ma tutto questo vale anche per i post degli utenti dei forum?

sabato 5 gennaio 2008

Dimenticavo: buonanotte!

(non sono ancora andato a dormire...)

È giunto il tempo della pubblicità verso me stesso. Cioè, la faccio solo perché non essendo il blog molto frequentato, per un po' di tempo almeno rimarrà conoscenza di un numero ristrettissimo di persone, e avrò modo di cambiare, togliere, aggiustare...

Il fatto è che sono rimasto in piedi tutta la notte. Da un po' di tempo redigo le newsletter periodiche de Il Villaggio dei Popoli. Naturalmente non da solo: c'è il supporto tecnico di Marco e Caterina e la direzione e collaborazione di Lisa per quanto riguarda la newsletter generale. "Tecnica" permettendo, sono invece autonomo per quanto riguarda la newsletter libraria. Siccome il nuovo calendario delle scadenze approntato da Lisa figura la prossima libraria per l'8 gennaio e non ho ancora realizzato nulla, ieri sera mi son messo di buona lena a cercare di sistemare un disegno che mi ha fatto un amico e che vorrei inserire nelle prossime uscite della newsletter. Intorno alle due del mattino, avendo realizzato ben poco ed accortomi che per inserire l'immagine come avrei voluto sarebbero servite conoscenze del linguaggio html e dei fogli di stile (e fossero solo quelle...) molto più approfondite di quelle che avevo, mi sono messo nuovamente di buona lena e ho cominciato a studiare una guida al linguaggio html in cui mi ero imbattuto un po' di tempo fa nella rete. Ovviamente, per comprendere i concetti e gli innumerevoli tag che mi son trovato davanti, mi sono messo a fare delle prove di pagine html. Arrivato al mattino avevo costruito quasi un piccolo sito, molto semplice e sicuramente tremendamente migliorabile, però mi sembrava anche carino, come prima realizzazione totalmente in proprio... Così, grazie a un consiglio di Marco, mi sono iscritto ad altervista et... voilà!


Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente?
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia?


martedì 1 gennaio 2008

CARTE PRIVATE DI UNA FEMMINISTA, di Latifa al-Zayyat

Un'autobiografia: come preannuncia il titolo dell'opera, l'autrice narra essenzialmente di sé e, in secondo luogo, delle persone care, o che lo sono state per un qualche periodo. Ma la cosa più affascinante del racconto è l'intreccio fra la vita di Latifa al-Zayyat (1923-1996) e la vita dell'Egitto del Novecento, attraverso una storia che richiama quella dei grandi pensatori laici che dalla seconda metà dell'Ottocento hanno animato i numerosi fermenti riformatori delle sponde non europee del Mediterraneo, trovando spesso prestigio e fama nei propri paesi, ma altrettanto spesso regimi autoritari che hanno fatto loro conoscere il carcere.

"Mi sembrava di rendere l'ultimo omaggio non a un uomo ma a tutta un'epoca: quella degli intellettuali laici che osavano mettere in dubbio tutto, che avevano messo in pratica quel che predicavano e avevano messo la libertà di pensiero al di sopra di ogni sorta d'oppressione. Lo sconforto ebbe la meglio su di me e mi sentii tormentata da un senso di fine. [...] Fui scossa da quella sensazione di fine e dal modo in cui l'inno Biladi, biladi, Paese mio, paese mio, si era trasformato in bocca agli studenti in la ilaha illa allah, non c'è dio all'infuori di Dio".

Scrittura introspettiva ma mai ripiegata solo su sé stessa, questo insieme di "carte" scritto nell'arco di più di un trentennio racconta l'esperienza di un'intellettuale poco conosciuta in Italia, che ha visto per due volte il carcere e che per due volte si è sposata, divisa a lungo fra il suo essere donna e il suo essere attivista, tra il suo secondo matrimonio e la leggenda da lei impersonata, risalente agli anni '40 e al suo ruolo di leader del movimento studentesco.

"Dal carcere di Hadra uscì dopo sei mesi buoni di isolamento, con solo metà delle sue facoltà umane e, quasi morta, dovette passare da un estremo all'altro, mentre la donna in lei cercava di vendicarsi per essere stata così a lungo negata perché gli opposti si conciliassero, affinché emergesse l'essere completo, una persona tanto estremamente individuale quanto intensamente impegnata sul piano sociale".


Carte private di una femminista, di Latifa al-Zayyat, ed. Jouvence, Assisi 1996


Poi Gesù entrò nel tempio: cacciò venditori e compratori, rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe. Si fermò solo davanti al banchino del commercio equo e solidale, ma giusto per indicare l'uscita al volontario che si affrettò a portar fuori la merce. Gesù uscì dal tempio, tracciò una linea per terra a una certa distanza dalle mura e disse al volontario che avrebbe potuto rimanere a commerciare, ma DIETRO la linea tracciata per terra.


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